Modulo 2 Orientamento Secondaria Secondo Grado

Modulo 2 - Cosa succede dopo il diploma? Le scelte formative

2.1. Il contesto

COS’E’ ALMALAUREA:
AlmaLaurea è un consorzio interuniversitario nato nel 1994 all’Università di Bologna, per iniziativa del professor Andrea Cammelli, per valutare le capacità formative delle università e per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per laureati (www. almalaurea.it).
XXII INDAGINE 2020 ALMALAUREA: https://www.almalaurea.it/universita/profilo/profilo2019
Ufficio statistico del Miurhttp://ustat.miur.it/

Il rapporto 2022 condotto da Almadiploma e dal consorzio interuniversitario Almalaurea sulla condizione occupazionale e formativa dei diplomati e delle diplomate, mette in evidenza che - dopo la pandemia - l’Università non è più la scelta principale dopo il diploma di maturità: su tutti i partecipanti all’indagine, alla domanda su quanto volessero proseguire gli studi, il 43,5% ha indicato un valore pari ad almeno 7 punti su una scala 1-10, rispetto al 52,8% di chi ha dichiarato di non voler proseguire gli studi.
Attualmente in Italia gli iscritti ad un percorso Universitario sono 1.730.563 di cui però, quasi 700.000 fuori corso (questo dato ci colloca al primo posto in Europa).

Considerando il dato di partenza, quel che colpisce è il basso numero di laureati e laureate: nel nostro Paese, a fronte di una media europea del 40,7%, raggiunge il titolo soltanto il 27,8% dei giovani in fascia di età 30/34 anni.
Se andiamo, poi, a controllare i dati riguardanti l’abbandono degli studi, l’Italia è ai primi posti, con una percentuale pari al 14,5% di giovani in fascia 18-24 anni che lasciano il percorso di studi. Si tratta di un dato che, confrontato con quello medio europeo (10,6%), crea ulteriore imbarazzo. E ancora, i dati Istat confermano l’Italia al primo posto in Europa per la presenza di giovani NEET (Not in Education, Employement or training), che sono il 23,4% contro il 12,9% della media europea.

Per meglio comprendere cosa determini ripensamenti e generi dispersione, può essere interessante osservare quali siano le motivazioni alla base delle scelte effettuate. La già citata ricerca Almadiploma e Almalaurea indica come a orientare alcuni sia il desiderio di migliorare la possibilità di trovare una buona occupazione (44,6% dei diplomati, tra i quali un 17,6% è convinto che una laurea sia assolutamente necessaria per trovare lavoro), per alcuni, invece, sia la mancanza di alternative (il 15,5% vive l’iscrizione all’Università come una necessità, non contemplando possibili alternative formative), per altri la pressione familiare (3%), mentre solo i restanti dichiarano di aver scelto la propria strada per passione.

Non ci sono alternative o, nonostante tutto, è l’orientamento a scarseggiare?
Quel che dovrebbe emergere con maggiore chiarezza è che non esistono vie precostituite che garantiscano successo e riuscita, ma che ogni soggetto è portatore di specificità che vanno riconosciute e valorizzate poiché fondanti l’individuo; eppure, ad oggi, i dati ci restituiscono una tendenza diversa. In quest’ottica, dunque, obiettivo centrale diviene aiutare le studentesse e gli studenti a conoscere e comprendere non solo caratteristiche dei diversi tipi di percorsi in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado (aspetto informativo), ma soprattutto ad incrociarli con quanto essi stessi conoscono di sé e del loro modo di essere (aspetto formativo). Non solo consapevolezza nella scelta del percorso scolastico quindi, ma anche valorizzazione e incremento di competenze trasversali da spendere in un mondo del lavoro che richiede frequenti cambiamenti e capacità di adattarsi a nuove condizioni.

Purtroppo, invece, emerge troppo spesso chiaramente quanto la cultura dell’apprendimento basato sul lavoro sia ancora da sviluppare nei contesti scolastici e quanto l’apprendimento pratico risenta di uno status secondario rispetto a quello teorico.
Un tentativo di mettere in rapporto il mondo della scuola con quello professionale è stato messo in campo con l’introduzione dell’Alternanza Scuola lavoro, ad oggi PCTO, dove le competenze, soprattutto quelle trasversali, trovano l’ambiente ideale per svilupparsi e maturare; purtroppo, però, spesso le scuole “faticano a integrare l’alternanza con la didattica, in primis per la difficoltà a considerarla una metodologia didattica” (come riferito nel “Report Nazionale sull’ Alternanza scuola lavoro” a cura di Anpal Servizi).

COSA CERCA IL MONDO DEL LAVORO?
È sufficiente una breve ricerca di tirocini od offerte di lavoro sui siti web delle aziende per farsi un’idea di come approccino la ricerca di possibili dipendenti. L’attenzione si concentra sul percorso di studi intrapreso, dato però che viene incrociato con il tempo impiegato per portarlo a compimento, mentre nella maggior parte dei casi poco significativi sono sia il voto di laurea sia l’argomento scelto per la tesi. Ben più importante del titolo della tesi, infatti, sono le esperienze all’estero, sinonimo di buona conoscenza della lingua straniera (l’inglese è al primo posto, ma è un buon punto a favore la conoscenza di altre lingue europee). Indispensabili le conoscenze informatiche di base. Ricorrenti sono inoltre le richieste di chiarezza di comunicazione, capacità di ascolto, efficienza, flessibilità, lavoro di squadra, positività. Grande spazio, dunque, dedicato alle cosiddette soft skills. Si tratta di competenze piuttosto difficili da accertare ma che si rivelano fondamentali sul posto di lavoro. Diventa perciò fondamentale valorizzare tutte le esperienze svolte, anche al di fuori della scuola (volontariato, sport...) anche se la maggior parte delle multinazionali considera il tirocinio come lo strumento ideale per formare giovani di talento e valorizzarne il potenziale, lavorando proprio sulle loro soft skills.

Come sostenere quindi i nostri ragazzi e le nostre ragazze, cosicché possano davvero cogliere questo momento di scelta, al di là dei dubbi e delle fisiologiche preoccupazioni, come occasione di riflessione, in grado di produrre eventuali cambiamenti e maggiore consapevolezza di sé in relazione al mondo esterno e prepararli ad una realistica e dunque efficace, progettualità individuale?
La chiave è il semplice ma spesso sottovalutato “Conoscere per deliberare”, come sosteneva a gran voce Luigi Einaudi (“Prediche inutili”, Torino 1964) già nel secolo scorso: per farlo occorrono strumenti efficaci, analisi e conoscenze affidabili e tempestive in grado di aiutarli a leggere la realtà a partire dalle evidenze empiriche così da permettergli di maturare un metodo per l’auto-orientamento.
Immagine tratta dal sito www.miur.gov.it

2.2. Nuovi (e vecchi) percorsi formativi

Alla fine della scuola secondaria di secondo grado, agli studenti si pone la scelta di proseguire il percorso di studi o entrare nel mondo del lavoro. Di seguito si illustrano le caratteristiche e le modalità di accesso di ognuno dei percorsi formativi post-diploma.

  • Formazione Tecnica Superiore (ITS e IFTS)
  • Università
  • Ricerca
  • Afam / Alta formazione
  • Altri percorsi

2.3. Cosa sono gli ITS?

A CHI SONO RIVOLTI
Per comprendere la differenza tra i percorsi è opportuno specificare che gli ITS nascono inizialmente come completamento dei percorsi sia di Istruzione Tecnica che di Istruzione e Formazione Professionale, costituendo per entrambi il sesto e il settimo anno di specializzazione. Nei percorsi di Formazione Professionale, che dopo la qualifica triennale prevedono un diploma tecnico di quarto anno, la qualifica ottenuta al termine di un percorso IFTS corrisponde ad un quinto anno equipollente al diploma di stato e costituisce un prerequisito per accedere agli ITS.
Se è vero che il sistema ITS è stato pensato prioritariamente per completare il percorso di studenti e studentesse provenienti da percorsi di Istruzione Tecnica e di Istruzione e Formazione Professionale, è però altrettanto vero che sono numerosissimi coloro che vi si iscrivono provenendo anche da Licei e, in casi minoritari ma non sporadici, anche da percorsi di laurea breve, per i quali questo tipo di percorsi costituiscono un completamento delle competenze tecnico-professionali spesso indispensabile per inserirsi nel mondo del lavoro.

Nella seconda metà degli anni ‘90 l’allora Ministero della Pubblica Istruzione diede il via ai corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), con la finalità di inserire nel sistema ordinamentale percorsi di specializzazione in grado di offrire ai giovani diplomati l’opportunità di continuare a formarsi al di fuori del sistema accademico e andando a colmare quel gap che da tempo si lamentava tra la preparazione tecnica degli studenti in uscita dalle scuole superiori e le competenze necessarie per accedere al mondo del lavoro. I primi percorsi, realizzati in molti settori e per figure professionali differenziate, furono accomunati dalla composizione delle partnership che dovevano essere costituite da almeno un Istituto Scolastico Superiore, un Ente di Formazione accreditato, un Ateneo e un’azienda. Questa composizione era finalizzata a garantire metodo, qualità e sistematicità degli insegnamenti, senza che si perdesse di vista il fabbisogno espresso dal mondo del lavoro, aspetto che risulta centrale in questa proposta.

Dopo circa un decennio di sperimentazione il DPCM del 25 gennaio 2008 definisce le “Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori”; questo atto fondativo ha determinato la nascita e lo sviluppo di quello che è l’attuale sistema in cui le Fondazioni ITS (Istituti Tecnici Superiori) sono i principali attori e sono autorizzate a realizzare sia percorsi IFTS che ITS.
Dal punto di vista della validità dei titoli di studio la qualifica IFTS è riconosciuta a livello europeo al quarto livello (lo stesso del Diploma di Stato) e il diploma ITS al quinto livello, ponendosi quindi ad uno stadio intermedio tra il diploma e la laurea breve (sesto livello).
A distanza di dodici anni dall’istituzione il sistema è consolidato in quasi tutte le regioni italiane grazie alla presenza di 104 Fondazioni attive e costituisce una valida alternativa all’Università per coloro che hanno un approccio allo studio maggiormente orientato all’esperienza, alla pratica e al diretto collegamento con il mondo del lavoro delle materie di apprendimento.
Il sistema ITS e IFTS è purtroppo ancora poco conosciuto e diffuso, nonostante abbia una presenza capillare sul territorio nazionale e possa vantare risultati di tutto rispetto: secondo un rapporto del 2020 (Fonte “Monitoraggio ITS 2021”), a fronte del 30% della disoccupazione giovanile in Italia, l’80% dei diplomati ITS concretizza il proprio inserimento lavorativo entro sei mesi dal termine del corso e di questi oltre il 90% in un ambito coerente con il titolo di studio. Purtroppo questi valori percentuali si applicano ad un numero molto basso di giovani: il citato rapporto rileva che su 134 percorsi attivati sono 2.601 i diplomati e in totale gli allievi diplomati nei percorsi ITS a partire dalla loro creazione sono circa 13.000. Un numero nemmeno paragonabile ai modelli tedeschi o francesi, cui peraltro il sistema ITS si è ispirato, che nello stesso periodo hanno diplomato rispettivamente 764.854 e 529.163 giovani pronti ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Il motivo del successo occupazionale è certamente da attribuire alla struttura originaria dei percorsi, in cui l’azienda (o in alcuni casi l’associazione di categoria), dovendo far fronte alla mancanza di profili specifici, entra nel vivo della progettazione dei percorsi, contribuisce direttamente alla conduzione delle attività formative (in aula, in laboratorio o all’interno delle aziende stesse), ospita gli allievi e le allieve per lunghi periodi di tirocinio curricolare, per poi confermarli in organico dopo aver conseguito il diploma.

GLI ELEMENTI DI VALORE DEL SISTEMA che contribuiscono a configurare questa proposta formativa come estremamente efficace, sono riconducibili a:
- durata più contenuta rispetto a percorsi accademici, i percorsi IFTS hanno durata annuale (1000 ore), i percorsi ITS hanno durata biennale (2000 ore);
- presenza di docenti in misura minima del 50% provenienti dal mondo del lavoro;
- periodi di stage in azienda non inferiori al 40% del monte ore complessivo;
- metodologia didattica attiva e laboratoriale;
- presenza di tutor d’aula e tutor per l’inserimento lavorativo a supporto del successo formativo di ciascun partecipante;
- presenza di finanziamenti (Ministero, UE e FSE, Regioni) che garantiscono continuità di offerta formativa e consentono rette di iscrizione medio-basse se paragonate a percorsi universitari.

Premettendo che il sistema è in costante evoluzione in risposta alle sollecitazioni provenienti dallo sviluppo economico e tecnologico, ad oggi le Fondazioni ITS definiscono statutariamente il proprio ambito di intervento a partire dalle specificità dei soci che le costituiscono (Istituti Scolastici, Enti di Formazione, Università o Centri di Ricerca, Enti Locali, Aziende) e all’interno delle dieci aree tecnologiche definite a livello nazionale.

SETTORI E INDIRIZZI
- Sistema Meccanica
- Sistema Moda
- Servizi alle Imprese
- Sistema Agro-alimentare
- Sistema Casa
- Mobilità Sostenibile
- Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni
- Tecnologie Innovative per i beni e le attività culturali / Turismo
- Efficienza energetica
- Nuove Tecnologie della Vita

Analogamente le qualifiche IFTS sono definite a livello nazionale e raccolte in venti profili afferenti ai settori:
  • Meccanica e costruzioni
  • Manifattura e artigianato
  • Tecnologie dell’informazione
  • Servizi commerciali
  • Turismo
In ciascun territorio è tuttavia possibile declinare il profilo e renderlo rispondente a specifiche esigenze espresse dalle aziende, realizzando percorsi riconducibili ad uno dei profili nazionali, ma contenenti “piegature” e approfondimenti coerenti con il fabbisogno occupazionale. Per ciascuna area sono previsti più indirizzi, che periodicamente vengono aggiornati e integrati in relazione all’evoluzione delle competenze richieste dalle aziende di ciascun settore.

Per completezza di informazione è importante aggiungere alcune particolarità che, pur non costituendo la normalità, sono presenti all’interno del panorama ITS e costituiscono punti eccellenti di grande interesse.
La durata dei percorsi innanzitutto è variabile e rende possibile realizzare percorsi IFTS anche biennali o percorsi ITS anche triennali, raggiungendo quindi l’equipollenza con la laurea breve. In termini di riconoscimento di crediti, la maggior parte dei percorsi ITS e IFTS rilasciano crediti universitari spendibili all’interno di percorsi accademici, tuttavia sono pochi gli allievi e le allieve che proseguono gli studi in università, avendo in realtà già trovato collocazione al termine dei corsi ITS.

DOVE TROVARE LE INFORMAZIONI
Esistono sia a livello nazionale che, soprattutto, a livello regionale cataloghi aggiornati delle Fondazioni ITS attive e dei corsi ormai stabilmente inseriti nell’offerta formativa. Ad esempio il sito https://sistemaits.it/ riporta l’elenco delle Fondazioni e i percorsi da esse promossi, nonché i link ai rispettivi siti web organizzati per ambito di intervento e per regione di appartenenza. A livello istituzionale all’interno del sito di Indire (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) riporta al suo interno ampie descrizioni del sistema ITS e delle sue articolazioni in ambito territoriale. Proprio su Indire.it è possibile trovare una rassegna stampa aggiornata quotidianamente (da cui abbiamo tratto alcuni degli articoli proposti come approfondimento).
A livello territoriale può essere preso come punto di riferimento il sito della regione di appartenenza, cercando all’interno di esso gli elenchi delle Fondazioni e i cataloghi dei corsi attivi. Tutte le Fondazioni hanno comunque un proprio sito web in cui sono riportate le informazioni relative all’offerta formativa e alle modalità di iscrizione.

Video di Approfondimento
https://www.youtube.com/watch?v=_Jkm9RHGS70 - video promo campagna TV 2020 https://www.youtube.com/watch?v=y911X4r_Q44 - video promo breve campagna TV 2020 https://www.youtube.com/watch?v=24b4kFrN3yQ - estratto dalla puntata di Superquark del 27/08/2019 https://www.youtube.com/watch?v=VPOrc2N7cCw - Assolombarda 2015

2.4. Come funziona l’università?

L’offerta formativa si distribuisce su 3 aree a ciascuna area afferiscono diversi corsi di laurea:

Strutturazione del percorso

Esistono percorsi di laurea di diverso livello:

  • Laurea Triennale (1° ciclo 180 CFU)
  • Laurea Magistrale (2° ciclo 120 CFU)
  • Laurea ciclo unico (300 CFU)
  • Medicina e Chirurgia
  • Odontoiatria
  • Medicina Veterinaria
  • Farmacia ctf
  • Architettura
  • Ingegneria Edile
  • Giurisprudenza
  • Scienze della Formazione Primaria

Il CFU è l’unità di misura del lavoro necessario allo studente per acquisire conoscenze in una disciplina sia attraverso le attività didattiche (lezioni in aula, laboratori, esercitazioni) che attraverso lo studio individuale.

Modalità di accesso: verifica preparazione iniziale

Il Decreto Ministeriale 270/2004 prevede una verifica delle conoscenze di base dello studente per l’accesso a qualsiasi corso di laurea. Per essere ammessi ai corsi, anche quelli ad accesso libero, gli studenti dovranno sostenere una prova da svolgersi prima o dopo l’immatricolazione.
Si consiglia di prendere visione dei regolamenti e bandi, diversi per ciascun Corso di Laurea
L’accesso alle varie tipologie e livelli di corso presenti all’interno del sistema universitario è subordinata a specifiche procedure e modalità.

Corsi a numero chiuso

I test selettivi spesso sono specifici per ogni sede o decisi a livello nazionale dal Ministero.
Per questi test è prevista a breve una riforma che li sostituirà con percorsi e test orientativi.
Laddove non sia previsto un test selettivo, molti Atenei hanno aderito al CISIA, conformando i test valutativi in un’unica forma: i TOLC (Test Online CISIA, per l’ingresso all’università)
Dal 2022 è possibile aderire alle PPS (prove di posizionamento https://www.orientazione.it/studenti/autovalutazione/) per allenarsi al TOLC.

Accesso Programmato

Prove preliminari obbligatorie con limite di posti.

Accesso Libero

Prove preliminari obbligatorie; in caso di esito negativo viene assegnato allo studente un Obbligo Formativo Aggiuntivo (OFA) da svolgere entro il primo anno attraverso attività organizzate dai singoli Dipartimenti.
Lo svolgimento della verifica è obbligatorio per tutti gli studenti (eccezioni possono essere fatte in base al voto di maturità – mai sotto i 95/100)
In caso di mancato sostenimento del TOLC, verrà attribuito allo studente un obbligo formativo aggiuntivo da colmare entro il primo anno di corso. In caso di mancato assolvimento del debito formativo lo studente non potrà iscriversi al secondo anno e sarà tenuto ad iscriversi come ripetente del primo anno.

Le Scuole di specializzazione sono corsi universitari ‘post lauream’ che hanno lo scopo di formare specialisti. Al termine del percorso formativo viene rilasciato il Diploma di specializzazione nel settore prescelto.
Le Scuole di specializzazione appartengono all’area sanitaria (ad accesso riservato ai medici e ad accesso riservato a soggetti in possesso di titolo di studio diverso dalla laurea magistrale in medicina e chirurgia, cosiddetti “non medici”), all’area veterinaria, all’area dei beni culturali, all’area psicologica ed all’area delle professioni legali.
Scuole di specializzazione per le professioni legali (utili soprattutto per l’accesso alle professioni di magistrato, avvocato e notaio) è necessario superare un pubblico concorso annuale che si svolge a livello locale presso gli Atenei. Al concorso sono ammessi coloro i quali hanno conseguito il Diploma di Laurea (DL) in Giurisprudenza o la Laurea Specialistica (LS) o Magistrale (LM) in Giurisprudenza.
L’accesso alle Scuole di specializzazione di area sanitaria ad accesso riservato ai “non medici”, di area veterinaria, dei beni culturali e psicologica è gestito a livello locale dai singoli Atenei ai sensi del D.P.R. 10 marzo 1982 n. 162.

Requisiti di accesso: ammissione

Cos’è il sistema nazionale della Ricerca?
Il sistema nazionale della ricerca è composto da soggetti, pubblici e privati, che in Italia effettuano attività di ricerca scientifica e tecnologica. L’obiettivo è favorire la capacità di tali soggetti di produrre nuove conoscenze e realizzare nuovi prodotti e/o nuovi processi produttivi ad alto valore aggiunto di conoscenza.

Primo e secondo ciclo
L’accesso alle università presuppone come requisito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, per le lauree di primo ciclo e per le lauree magistrali a ciclo unico.
È invece richiesto il titolo di Laurea per potersi iscrivere a una Laurea Magistrale di secondo ciclo.
Terzo ciclo
L’ammissione richiede il possesso di una Laurea Magistrale e il superamento di un concorso per l’accesso. La durata è di almeno tre anni. Il dottorando deve elaborare una tesi originale di ricerca.
Master di primo e secondo livello fanno parte della formazione universitaria e hanno la finalità di approfondimenti tematici autonomamente offerti dagli Atenei.

2.5. Come si struttura il sistema Afam (Alta Formazione)?

Il sistema AFAM è costituito dai Conservatori statali, dalle Accademie di Belle Arti (statali e non statali), dagli Istituti musicali ex pareggiati promossi dagli enti locali, dalle Accademie statali di Danza e di Arte Drammatica, dagli Istituti Statali Superiori per le Industrie Artistiche, nonché da ulteriori istituzioni private autorizzate dal Ministero al rilascio di titoli aventi valore legale.
Le istituzioni dell'Alta formazione artistica e musicale rilasciano titoli equipollenti alle lauree universitarie. Appartengono, quindi, al sistema della Formazione superiore, e seguono un’articolazione degli studi in tre cicli (il modello è previsto dalla Dichiarazione di Bologna).

Titoli AFAM.
I titoli di alta formazione artistica e musicale hanno valore legale equiparato ai titoli universitari. Presso i conservatori di musica statali, gli Istituti musicali non statali e l'Accademia di danza sono attivi anche corsi di studio di livello pre-accademico.

I corsi di diploma accademico di primo livello hanno l’obiettivo di assicurare agli studenti un’adeguata padronanza di metodi e tecniche artistiche e l’acquisizione di specifiche competenze disciplinari e professionali.
Il requisito per l’accesso è il Diploma finale di scuola secondaria superiore (quinquennale) o un titolo estero comparabile, il superamento di eventuali prove di accesso finalizzate alla verifica di un’adeguata preparazione iniziale, secondo le modalità previste nei regolamenti didattici.
La durata è di tre anni; per conseguire il Diploma accademico di primo livello lo studente deve aver acquisito 180 crediti. Il Diploma dà accesso ai concorsi per il pubblico impiego, al mondo del lavoro artistico e ai corsi del secondo ciclo.
Il secondo ciclo ha la durata di 5 anni e ha l’obiettivo di assicurare allo studente una formazione di livello avanzato per la piena padronanza di metodi e tecniche artistiche e per l’acquisizione di competenze professionali elevate; successivamente si può accedere alla formazione del terzo ciclo. I corsi di Formazione alla ricerca corrispondono ai Dottorati di ricerca dell'università, garantiscono l'acquisizione di competenze di natura superiore a quelle relative al secondo ciclo. Non è previsto il rilascio di crediti formativi per i corsi di Formazione alla ricerca, che saranno basati su progetti di ricerca redatti con criteri scientifici specifici a seconda delle materie trattate in ambito artistico e musicale. Vi si accede dopo un Diploma accademico di II livello (secondo ciclo) o Laurea magistrale rilasciata dall'Università o titoli esteri equipollenti.

2.6. Altri sistemi formativi

Accademie militari e istituti di polizia
Le Accademie Militari sono scuole post-diploma che consentono di conseguire una laurea, affrontare un addestramento militare e iniziare una carriera all’interno di una delle Forze Armate.
Durante il corso gli allievi e le allieve delle Accademie percepiscono uno stipendio mensile.
I corsi di formazione accademica e addestramento tecnico per gli ufficiali delle Forze armate sono offerti dalle Accademie militari, quali l’Accademia Aeronautica, l’Accademia della Guardia di Finanza, l’Accademia Militare dell’Esercito e l’Accademia Navale. Per accedervi è necessario possedere un diploma di scuola media superiore; l’ammissione è subordinata al superamento degli appositi concorsi pubblici indetti dai Ministeri competenti.

Le scuole superiori per mediatori linguistici
Derivano dalla trasformazione delle preesistenti Scuole Superiori per Interpreti e Traduttori (SSIT) e rilasciano titoli di studio equipollenti a tutti gli effetti ai diplomi di laurea rilasciati dalle università al termine dei corsi delle Lauree universitarie in Scienze della mediazione linguistica. I corsi hanno durata triennale, corrispondente a 180 crediti formativi universitari.

2.7. Nuove competenze e nuovi modelli di apprendimento

Come abbiamo visto, il contesto nel quale ci troviamo è considerato quello di un cambio di paradigma. Questa transizione riguarda il passaggio da un modello di organizzazione dell’impresa ad un altro, ma a ben vedere la transizione riguarderà l’insieme della società, visto il ruolo che il modello attuale ha avuto nel definire la struttura stessa della nostra organizzazione sociale. In una transizione così radicale, anche i processi di istruzione e formazione saranno investiti dall’esigenza di modificare non solo i contenuti che forniscono, ma gli stessi processi di apprendimento.
Una conseguenza importante è l’allentamento della filiera classica tra istruzione e scelta professionale a cui corrisponde anche una maggiore eterogeneità delle scelte individuali nel tempo. Dalla scelta del primo lavoro come scelta per la vita si è passati ad una situazione più fluida nella quale sono possibili riorientamenti anche marcati. Così con alcune eccezioni non si studia più per un lavoro specifico, ma spesso per acquisire conoscenze e competenze che poi possono essere messe in atto in contesti molto diversi.
Sebbene nel nostro mercato operino ancora visioni restrittive che tendono a non riconoscere la possibilità di cambiare anche radicalmente la propria prospettiva professionale quando si invecchia, l’analisi di quanto accade ad esempio nel contesto statunitense ci evidenzia un possibile futuro più flessibile anche da questo punto di vista. Ciò richiederà ovviamente di ripensare l’higher education che è oggi strettamente legata al percorso educativo classico e orientata solo per un completamento dello sviluppo degli studenti delle scuole superiori.
Provando in quest’ultimo paragrafo a trarre alcune conclusioni, possiamo dire che mentre le competenze e skill tecnici saranno considerate più facili da apprendere anche in virtù della proliferazione di piattaforme educative che con ogni probabilità si estenderà, diventeranno sempre più differenzianti le skill non tecniche.
Come abbiamo visto tra di esse in particolare possiamo annoverare:

  • lavorare in team
  • lavorare in condizioni di ambiguità e incertezza
  • auto-organizzazione
  • imprenditorialità
  • autonomia
  • interazione con la tecnologia e i dati
  • gestione dello stress
  • produttività e innovazione
A queste competenze si affiancano poi delle competenze che non sono in senso stretto lavorative, ma che a nostro avviso configureranno le basi per la cittadinanza del futuro:
  • assumere rischi: in un contesto sempre meno prevedibile, sarà necessario gestire il rischio lavorativo e professionale e saper sviluppare delle strategie di mitigazione dello stesso
  • lavorare in contesti ad elevata diversità: la società sarà sempre più diversa e aperta all’inclusione, quindi le persone dovranno sviluppare la capacità di interagire in un mondo plurale
  • skill linguistiche: sempre più la realtà richiederà di lavorare in contesti internazionali o con colleghi internazionali
  • influenzare processi decisionali tra pari e non: la richiesta di innovazione e pro-attività richiederà di saper gestire relazioni nelle quali influenzare altre persone dentro e fuori dall’organizzazione.
Accanto a queste modifiche del contesto, come abbiamo detto, la possibilità di un percorso imprenditoriale propone ulteriori esigenze di formazione relativa a competenze quali:
  • sapersi orientare tra fonti molteplici
  • analisi di dati e fenomeni complessi
  • auto-organizzazione e autonomia
Sebbene non sia una competenza in senso stretto, ma la conseguenza di un mix di competenze e di orientamenti, un elemento comune alla base del futuro del lavoro di tutti è il valore del network di connessioni e relazioni che abilita le persone ad accedere ad opportunità. La capacità di costruire network di relazioni e mantenerli nel tempo, assumendo una centralità, è un asset importantissimo perché consente di accedere a opportunità, ma anche perché consente di identificare persone che possano agire come mentor e aiutare le persone a rafforzare le loro risorse.
Anche se non tutte queste tendenze sono completamente operanti e pur in presenza di eterogeneità a seconda dei settori e delle dimensioni, la scelta delle organizzazioni in un mercato nel quale l’università continua a manifestare difficoltà di integrazione, si orienta sempre più agli elementi di potenziale della persona, con una minore attenzione all’acquisizione di skill specialistiche che spesso sono poco pragmatiche e possono risultare facilmente obsolete.
Questo contesto propone una sfida importante agli educatori che devono abbandonare l’orientamento prevalente ai programmi e quindi ai contenuti e focalizzarsi di più sulle capacità di acquisizione di risorse cognitive e di competenza. Mai come oggi, un elemento centrale diventa insegnare ad imparare perché come abbiamo visto il contesto rimarrà a lungo incerto e la risorsa più importante sarà per l’appunto la capacità di riorientarsi anche velocemente. Sarà compito dell’individuo arricchire costantemente le sue conoscenze e le sue competenze “tecniche” per restare al passo delle evoluzioni tecnologiche richieste nei mercati e nelle professioni prescelte.